La grafica vettoriale in Adobe Photoshop CS3

09.08.2012 13:38
  I fondamenti della grafica vettoriale e le interazioni con la grafica bitmap, due mondi che non sono poi così distanti e che combinati liberano il potenziale creativo. In questo articolo vedremo come usare gli strumenti per la grafica vettoriale di Adobe Photoshop CS3, esaminando le caratteristiche dei tracciati e come usarli, come manipolare il testo, i livelli di forma e come far interagire tra loro queste cose.
 

Non solo raster

L’ambito in cui Adobe Photoshop è l’editor più potente del mercato, è il raster, questo non significa, tuttavia, che sia completamente estraneo al rovescio della medaglia, cioè la grafica vettoriale (o, più correttamente, la grafica orientata agli oggetti).
In origine le poche funzioni vettoriali esistenti erano fortemente condizionate dalla risoluzione del documento in cui venivano utilizzate e il testo con caratteristiche vettoriali, che oggi tutti sanno essere gestito nativamente anche da Photoshop, è una conquista di Photoshop 5.
Attualmente condivide con Illustrator, il programma principe per la gestione della grafica vettoriale, gli strumenti fondamentali di creazione, selezione e modifica, e grazie all’introduzione degli oggetti avanzati in Photoshop CS2 è possibile passare da un programma all’altro per eseguire meglio ciò che compete a ciascun applicativo (per poi tornare in Photoshop e continuare il lavoro nel modo più opportuno).

Caratteristiche dei tracciati

Una delle possibilità nell'uso dei tracciati vettoriali è quello di far interagire un pennello, e più in generale un qualsiasi strumento di pittura/modifica manuale, con un percorso indicato da un tracciato. Questa è solo una delle possibilità offerte dal rapporto raster/vettoriale di Photoshop, ma è bene precisare subito che esiste una differenza fondamentale rispetto ai classici software di grafica vettoriale.
Non essendo un programma orientato agli oggetti non è possibile dare a un tracciato un attributo di traccia e/o riempimento senza ricorrere ad altre funzioni di appoggio; pertanto un tracciato di Photoshop è visibile solamente nella palette apposita e non interagisce spontaneamente con il mondo raster se non gli si indica come. Un tracciato vettoriale può servire per:

  • Dare un percorso a uno strumento manuale;
  • Definire una maschera vettoriale;
  • Ricavare una selezione;
  • Definire un tracciato di ritaglio (utile se si lavora con programmi di impaginazione limitati o datati).

In particolare il mondo dei livelli di riempimento e di regolazione ruota attorno al secondo punto, anche se può sembrare che siano più cose distinte.

Creazione e modifica di un tracciato

Gli strumenti classici sono la Penna e le sue varianti: Penna a mano libera, Aggiungi punto di ancoraggio, Elimina punto di ancoraggio, Cambia punto di ancoraggio. Non appena si seleziona la Penna, controllate in alto a sinistra nella barra delle opzioni in quale delle due modalità possibili state lavorando: Livelli forma o Tracciati.


Figura 1: le modalità che definiscono come operano gli strumenti penna e gli strumenti forma si selezionano da qui

Nel primo caso creerete un livello di riempimento Tinta unita con abbinata una maschera vettoriale; nel secondo creerete un tracciato indipendente a cui attribuire in un secondo momento una qualsiasi delle situazioni elencate nel precedente paragrafo.
Dato che i tracciati sono per loro stessa natura sinonimo di precisione e perfezione matematica, difficilmente vi troverete a usare in Photoshop uno strumento come la Penna a mano libera, se non forse per qualche combinazione con la funzione Traccia tracciato e i relativi Pennelli. Userete invece più spesso lo strumento Penna vero e proprio, da cui è possibile ricavare tutte le altre varianti (tranne quella a mano libera) senza andarle a selezionare nella palette Strumenti (operazione che risulterebbe decisamente poco pratica).
Con un clic sul documento si definisce il punto di inizio del tracciato e con altri clic sparsi si creano delle linee spezzate simili all’effetto del “Cosa apparirà” della Settimana Enigmistica (unite i puntini dall’1 al…); tornando al punto di origine vicino al cursore appare un piccolo cerchio che indica l’imminente chiusura del tracciato. Avete appena realizzato un tracciato chiuso con punti angolari.
Se alla pressione del tasto del mouse abbinate il trascinamento, create dei punti morbidi, ovvero dei punti di ancoraggio dotati di maniglie che determinano l’ampiezza delle linee curve entranti e uscenti.
Se trascinando si estraggono le maniglie dal punto, aggiungendo la pressione del tasto Alt e il trascinamento delle stesse si possono rendere indipendenti, in modo da creare dei punti cuspidali (comunque una variante dei punti angolo): la pressione del tasto Alt permette la trasformazione temporanea da strumento Penna a cambia Punto di ancoraggio, che come può servire a gestire asimmetricamente le maniglie serve anche a ritrarle completamente (facendo un semplice clic su un punto di ancoraggio).


Figura 2: per estrarre le maniglie di un punto curvo fate clic e trascinate

Aggiungere o togliere punti

Invece di selezionare gli strumenti presenti nell’apposita barra possiamo usare un’opzione dello strumento Penna (che di default è sempre attiva) denominata +/- auto.
Grazie a questa modalità, basta posizionarsi sopra un punto di ancoraggio esistente per far comparire un segno “” vicino al cursore ed eliminare con un clic il punto sottostante (senza interrompere il tracciato).
Viceversa, posizionandosi in una qualsiasi parte del tracciato dove non siano già presenti punti di ancoraggio comparirà vicino al cursore un segno “+”, indicante che al nostro clic aggiungeremo un punto di ancoraggio in quella posizione.

Selezionare tracciati e relativi componenti

Gli strumenti preposti alla selezione dei tracciati sono due: lo strumento Selezione tracciato (freccia nera) e Selezione diretta (freccia bianca). Il primo seleziona sempre il tracciato completo, ovunque venga utilizzato; il secondo invece può selezionarne i componenti, vale a dire: punti, (uno o più) maniglie e archi tra un punto e l’altro.

La palette Tracciati

Ogni volta che si crea un nuovo tracciato nella palette Tracciati comparirà una nuova voce chiamata Tracciato di lavoro, scritto in corsivo.
Questo tracciato è piuttosto volatile in quanto, se non è selezionato, scompare non appena se ne comincia a disegnare un altro (a meno di usare i tasti modali in alto nella barra delle opzioni, dove si decide se aggiungere, togliere o intersecare eventuali nuovi tracciati); l’unica garanzia per tenerlo da parte è Salvare il tracciato, che consiste più semplicemente nel dargli un nome facendo doppio clic nella palette Tracciati.
Subito dopo averlo rinominato, la scritta passa da corsivo a normale, e a questo punto possiamo disegnare anche un altro tracciato ex novo, che vedremo tranquillamente aggiungersi come tracciato di lavoro a quello che abbiamo creato in precedenza.


Figura 3: la palette Tracciati e i pulsanti che permettono l’interazione con l’ambiente raster

Con i pulsanti nella parte bassa possiamo creare o eliminare tracciati, ma possiamo anche (partendo da sinistra) riempirlo, tracciarlo con il pennello e ricavarci una selezione.
Prima di applicare una delle prime due assicuratevi di trovarvi su un livello dove queste operazioni siano consentite; se sbadatamente doveste trovarvi su un livello di forma (che vedremo tra breve) non sarà possibile compiere nessun tipo di intervento sui pixel.

Creazione di selezioni da tracciati e viceversa

Con il terzo pulsante della palette Tracciati si può chiedere a Photoshop di creare una selezione a partire dal tracciato esistente. L’idea è buona: alla fin fine, come abbiamo visto, i tracciati devono pur essere messi in relazione con il mondo raster, e questo è uno dei modi possibili.
Questo processo è in tutto e per tutto una “rasterizzazione”, ovvero un passaggio da vettoriale a raster (o bitmap), e ne potete avere la conferma pensando al fatto che un canale è una rappresentazione in scala di grigio di una selezione.
Il vettore è matematicamente perfetto, cioè qualitativamente ineccepibile, mentre tutto ciò che è pixel è inderogabilmente legato a un concetto di risoluzione; nel momento in cui generiamo una selezione da un tracciato, passiamo da una situazione di qualità ottimale a una molto più bassa (quanto più bassa dipende dalla risoluzione impostata nel documento).
Fin qui non c’è nessun problema. I problemi sorgono con l’operazione inversa, cioè con la vettorializzazione di dati raster. Quando viene generata la selezione diventa attivabile anche il quarto pulsante da sinistra della palette Tracciati: Crea un tracciato di lavoro a partire dalla selezione.
Se alla pressione di questo pulsante aggiungete anche quella del tasto Alt si aprirà una finestra di dialogo che chiede con quale grado di approssimazione deve essere calcolato il tracciato, e come vedrete non c’è verso di generare un tracciato uguale a quello di partenza. Anzi, ridurre il grado di approssimazione a 0,5 pixel (il minimo consentito) peggiora la situazione creando un tracciato talmente fedele che ricalca persino la calettatura (alias) dei pixel, ma questo è ben distante dalla situazione iniziale. La funzione appena descritta si verificava di frequente quando con programmi di impaginazione come Quark XPress era necessario un tracciato di ritaglio per le immagini con contenuto trasparente (cioè che non fossero banalmente rettangolari).
Per fare in fretta si utilizzavano selezioni approssimative e da quelle veniva generato il tracciato di ritaglio, con l’inevitabile conseguenza che, essendo il tracciato vettoriale una modalità molto precisa, tutti i difetti di selezione venivano descritti molto precisamente; oltre a questo, il numero di punti di ancoraggio generati automaticamente dal programma è sempre oltremodo maggiore di quello che potrebbe fare un utente ragionando in maniera logica e percettiva, e se in fase di stampa viene processato un gran numero di dati in eccesso (in aggiunta a una qualità di dettaglio più povera) si può comprendere quanto questo sia rischioso e porti a risultati insoddisfacenti.

I livelli di forma

Dopo aver creato un tracciato, aperto o chiuso che sia, possiamo creare in pochi passaggi un livello detto “di forma”, creando un livello di riempimento che acquisirà autonomamente il tracciato come maschera vettoriale.
La forma è chiaramente il tracciato da voi disegnato, ma se il vostro obiettivo è questo allora è più utile creare il tracciato attivando il primo pulsante in alto nella barra delle opzioni, che si chiama infatti Livello forma.
Non appena fate il primo clic sul documento, vedrete che nella palette dei Livelli (stavolta non si vedrà soltanto nella palette Tracciati) si è aggiunto un livello di riempimento con una maschera vettoriale, in cui si riflette in tempo reale ciò che fate con il tracciato (la parte bianca nella miniatura è quella compresa nel tracciato, quella grigia sarà quella esclusa o esterna). Questa modalità è usata relativamente poco a partire dallo strumento Penna, ma è molto diffusa con i vari strumenti Rettangolo, Rettangolo arrotondato, Ellisse, Poligono, Linea e Forma personale.
In particolare con le forme personali, che danno accesso a numerose forme tra le più disparate, può essere utile sfruttare la natura “procedurale” dei tracciati, che possono essere ridimensionati, ruotati e distorti infinite volte senza alcuna perdita di qualità.


Figura 4: le forme personali che è possibile caricare dai predefiniti sono molte di più e molto più varie di quelle standard

Quanto detto non sarebbe possibile utilizzando la terza modalità di disegno per quanto riguarda le forme, cioè la modalità Riempi pixel (questa modalità non è disponibile usando la penna ma si abilita solo con gli strumenti di forma sopraccitati): infatti serve soltanto a colorare istantaneamente dei pixel secondo la forma che si sta disegnando sul livello attivo, senza alcuna relazione con le proprietà vettoriali fin qui discusse.